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Giuseppe Acquistapace

  • Immagine del redattore: concordiola
    concordiola
  • 28 apr 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 mag 2022


Nella parte più antica del cimitero di Gorgonzola riposava il dottor Giuseppe Acquistapace (Morbegno 1764 – Gorgonzola 1845) che per oltre 40 anni esercitò la professione medica nella nostra città: lo ricorda una bella lapide murata sulla cinta, con i simboli della scienza medica e il libro con i nomi dei due grandi medici dell’antichità, Ippocrate e Galeno.

Lo storico Damiano Muoni scrive di lui nel 1866: "Modesto quanto valente, rifiutò la cattedra all'Università di Pavia e scrisse alcuni carmi pregevoli ( ...) e le versioni dei Pensieri di Pascal e dell'Imitazione di Cristo di Kempis".

Da un articolo pubblicato nel n.5 della rivista Le vie del bene nella Comunità di Morbegno, uscita a ottobre 2020, veniamo a sapere che Acquistapace fu un eccellente medico molto amato dai suoi pazienti e che “scrisse splendide memorie sui Bagni, sulla Petecchiale, sul Vajuolo e sulla Pellagra”, vale a dire le malattie che con la tisi affliggevano soprattutto la povera gente malnutrita e abitante in dimore malsane, senza servizi igienici.

L’articolo prosegue illustrando l’attività letteraria de medico: oltre alle traduzioni dei testi riportati da Muoni, si citano le raccolte di poesie ( tra cui due canzoni in memoria della figlia Angiola morta solo a 5 anni e una versione dello Stabat Mater), apprezzate da Vincenzo Monti e in ambiente toscano. Tradusse gli Aforismi di Ippocrate e alcuni Pensieri di Rousseau, rimasti inediti, e scrisse Memorie dettate ad un Parroco al bene che può fare nelle malattie de’suoi parrocchiani.

I testi letterari di Giuseppe Acquistapace sono consultabili presso la Biblioteca Braidense di Milano. Nel volume L'ospedale Serbelloni a Gorgonzola, Roma 2009, all'appendice documentaria, sono riportate due sue lettere molto significative, datate 2-9-1840 e 29-6-1843 e indirizzate al commissario distrettuale del Governo asburgico e l'Amministrazione dell'erigendo ospedale; qui Acquistapace fornisce circostanziati suggerimenti sulla scelta del luogo più adatto dove costruirlo, sulle dimensioni e la struttura ospedaliera stessa, secondo le norme e le disposizioni igienico-sanitarie di metà Ottocento.

Le sue precise e puntuali indicazioni trovarono completa applicazione nel progetto dell’architetto Giacomo Moraglia, che nel 1848 diede inizio alla costruzione dell’ospedale Serbelloni.


Malattie e salute nell'Italia dell'800


Tra la Restaurazione (1815) e lo scoppio della Grande guerra (1915) la storia della sanità in Italia fu caratterizzata, come nei secoli precedenti, dalla presenza devastanti malattie di massa, che incidevano profondamente nel tessuto sociale delle popolazioni lavoratrici delle campagne e delle città, composte operai ed artigiani. La situazione sanitaria dell'Italia restò depressa rispetto a quella di altri paesi europei più evoluti fino alla seconda guerra mondiale e oltre, per le carenze dell'alimentazione, a volte al di sotto del minimo vitale, la scarsità di strutture igieniche ed ospedaliere, i ritardi del sapere medico.

In testa alla graduatoria delle cause di morte alla fine del XIX secolo è la tubercolosi, particolarmente frequente nei centri urbani del Nord, per le carenze nutritive, l'insalubrità delle abitazioni sovraffollate e malsane e la nocività degli ambienti di lavoro, a contatto con materiali tossici.

Assai rilevante era la presenza di malattie gastro-enteriche, come il tifo e il colera, favorite dall'ingestione di cibi e bevande inquinate da materie fecali: il "pestifero vomito orientale" comparve per la prima volta in Italia con effetti devastanti alla metà degli anni Trenta dell'800.

La pellagra, insinuatasi nel Veneto e nella Lombardia alla fine del '600, infierì per tutto il corso dell'800 tra le popolazioni rurali del Nord Italia; come venne accertato a partire dal 1914, era un'affezione dovuta alla mancanza della vitamina PP tra una popolazione costretta dalla miseria a nutrirsi prevalentemente di granturco. La pellagra, nel suo stadio finale, dava luogo ad alterazioni psichiche che portava al ricovero nei manicomi.






 
 
 

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