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Gorgonzola dal IV al XIX secolo

  • Immagine del redattore: concordiola
    concordiola
  • 29 apr 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

Gorgonzola è un insediamento di età romana sorto all’incrocio della strada che da Milano conduceva ai porti adriatici con la via che collegava Vimercate a Lodi. Gorgonzola si pone al centro di una pertinenza rurale con terreni equamente distribuiti tra fascia asciutta a nord e umida a sud: ortogonalità, incrocio viario, ripartizione agraria sono tutti elementi che riportano ad una precisa progettazione del territorio e del luogo prescelto per l’insediamento che presuppongono un potere forte centrale, non più riscontrabile dopo la caduta dell’Impero d’Occidente.

Le prime attestazioni documentarie di Congorciola risalgono solo al IX secolo: i capo di Pieve, istituiti nel corso del VII secolo allo scopo di diffondere il Cristianesimo nelle campagne ancora pagane, vengono fissati in località già dotate di prestigio e facilmente raggiungibili da tutti i fedeli del vasto bacino di pertinenza. La Pieve di Gorgonzola, intitolata ai santi Protaso e Gervaso, è attestata nel 953; la primitiva chiesa, dotata dell’unico fonte battesimale della pieve, fu edificata secondo il costume paleocristiano sul luogo sacratum, ovvero sull’area cimiteriale al margine orientale dell’abitato, con l’ abside rivolta ad a est. Gli scavi effettuati sul sagrato negli ultimi giorni del 2020 ne hanno portando alla luce una porzione di fondamenta.

Nel testamento datato 13 giugno 1161, con il quale il prelato della Chiesa Cattedrale di Milano Giovanni Della Loggia lascia i suoi beni in burgo de loco Crogonzola, al monastero femminile di santa Margherita, Gorgonzola viene definita “borgo”, ovvero insediamento cintato e forse con una presenza castellana: infatti nel XII secolo la qualifica di “borgo” veniva conferita dal Comune di Milano ai luoghi provvisti di una cinta muraria e sedi di un’autorità civile e religiosa (nel secolo successivo tale qualifica viene riconosciuta anche a Inzago, Gessate e Vaprio). Il monastero di santa Margherita si insediò alla cascina san Giorgio, sulla strada che conduce a Bornago (attuale via Restelli).

Dalla prima metà del Duecento è invece documentata, al limite settentrionale dell’abitato, una Casa degli Umiliati, nel luogo noto come Corte dei Chiosi, dotato di un oratorio che evolverà nella chiesetta di san Pietro. Gli episodi riportati da B.Corio nel 1503 riguardanti la reclusione in una torre a Gorgonzola di re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, e dei Torriani che all’inseguimento del rivale Ottone Visconti entrano nel borgo rompendo i ripari e mettendolo a fuoco, testimoniano l’importanza logistica e strategica rivestita dal borgo nel XIII secolo.

Un prezioso documento del 1310, il testamento Aquania, descrive un borgo ben articolato, diviso in una pars de subto e una pars de supra dalla strada principale ovest-est (l’attuale via Italia), che incrocia la via perpendicolare nord-est, detta Ponge de herta, ovvero Poncerta, oggi vicolo Corridoni. Il nome deriva dal pons incertus, cioè mobile, che attraversava il fossato che circondava l’abitato. Vengono citati altri due ponti fissi a occidente e a oriente del borgo. La casa padronale, lasciata in eredità e destinata a diventare ospizio-albergo per i religiosi in transito da Gorgonzola, aveva la facciata sulla strada principale, mentre il sedime si prolungava a nord fino a confinate col fossato minore del “vecchio castello”, probabilmente coincidente con l’attuale via Piave. Il termine “ castello” indica probabilmente un presidio di sorveglianza e difesa di un’autorità costituita: infatti nel luogo dell’antico crocevia (in platea burgi de Gorgonzolla) nel 1381 è attestata l’esistenza di un palazzo pretorio, pressappoco là dove ora sorge il municipio.

Nella seconda metà del XIV secolo l’abitato andò espandendosi lungo la nuova arteria meridionale chiamata Contrada de cadricho, ossia del quadrivio (l’attuale piazza Garibaldi), a sud-est dell’abitato, in direzione del borgo di Melzo che andava acquistando sempre maggiore importanza. Qui venne costruita la casa forte degli Arrigoni, famiglia legata ai Visconti alla quale viene affidato il compito di presidiare il borgo.

Una vera rivoluzione economica, sociale e urbanistica si ebbe a partire dal 1457, con l’attivazione del naviglio della Martesana. Il canale comportò la copertura del vecchio fossato di cerchia a nord dell’abitato (lungo le attuali via Oberdan, Piave e Cavour) e il ricalco dell’ansa meridionale, che venne allargata e incassata nelle sponde. Le campagne a sud, rese fertilissime dalle rogge di derivazione del naviglio, vennero acquistate dai nuovi capitalisti agrari milanesi, che crearono le numerose cascine dove si stabilisce la manodopera rurale che lascia il borgo.

La nuova via d’acqua consentiva un traffico di merci e di persone molto più agevole, economico e sicuro rispetto a quello consentito dai carri dell’antica via e la strada alzaia, tracciata per il traino dei barconi a ritroso, divenne una notevole alternativa al tracciato viario principale. La sciustra, ovvero l’attracco delle barche, venne aperta subito dopo il ponte occidentale, conferendo alle corti limitrofe un carattere prettamente mercantile e di deposito.

Nel centro dell’abitato, sul sedime dell’attuale piazza Cagnola, si insediò un conventino dei Servi di Maria, con una chiesa intitolata a san Giacomo, dove all’inizio del Cinquecento venne trasferito l’ospizio albergo per pellegrini e infermi. Il convento venne soppresso nel 1652. Gorgonzola fu per diversi secoli un nodo di transito luogo di sosta per i viaggiatori che attraversavano la pianura Padana da occidente a oriente: una guida stradale pubblicata a Parigi nel 1553 segnala il borgo nell’itinerario consigliato ai pellegrini in viaggio per il santuario della Madonna di Loreto!

La metà del Cinquecento vide l’insediamento a Gorgonzola dell’eminente casato dei Serbelloni, determinante per le vicende e l’aspetto del borgo per oltre tre secoli; immediatamente a sud del naviglio costruiscono la loro villa residenziale dotata di torre (probabile residuo di una fortificazione duecentesca, il cosidetto castrum novum), approdo, corpi di servizio, scuderie, magazzini, laboratori, abitazioni per il contadini, ortaglie e giardino all’italiana. La Poncerta divenne così un vicolo senza sbocco, tutto a vantaggio della tortuosa via (l’attuale via Giana) che passava dal convento dei Serviti, lambiva la canonica per raggiungere il Quadrivio. Nel 1689 i Serbelloni acquistarono il feudo di Gorgonzola e da allora i loro investimenti sul territorio coincisero con gli interessi del borgo.

Le pestilenze del 1566 e del 1629 fecero crollare la popolazione del 35/40%: corti e malsane casupole del borgo furono abbandonate e bruciate e gli abitanti trovarono rifugio nelle baracche e nelle cascine sparse nel territorio. A partire dal XVIII secolo le abitazioni assunsero un aspetto più cittadino, con facciate intonacate e tetti di tegole, prodotte dalle due fornaci da calcina e una di laterizi: il borgo di Gorgonzola apparve marcato da case padronali e ville di proprietari e affittuari di terre del comprensorio, qui residenti per sovrintendere da vicino alla resa dei propri possedimenti. Il caso più emblematico di questa trasformazione urbanistica è la costruzione del sontuoso palazzo Freganeschi, che prese il posto delle povere case dell’antica contrada della Poncerta. Alla soppressione dei conventi voluta dal Governo asburgico, subentrarono come proprietari dei beni ecclesiastici confiscati ricchi fittavoli, come i Sala e i Bossi, che subentrarono rispettivamente ai beni dei Servi di Maria e del monastero di santa Margherita, seguiti da altre famiglie borghesi che allargarono la loro consistenza patrimoniale.

La principale opera edificatoria tra la fine del Settecento e il pieno Ottocento, tale da sovvertire gli spazi del borgo, fu la costruzione della nuova chiesa dei santi Protaso e Gervaso, voluta da Gian Galeazzo Serbelloni, con l’annesso mausoleo del casato e l’oratorio della Trinità: nell’abitato del borgo, che contava meno di 2000 abitanti, il capovolgimento della chiesa, il trionfale accesso al tempio, l’allontanamento del camposanto, dovettero essere vissuti come mutamenti epocali, in sintonia con gli sconvolgimenti politici della Lombardia tra il 1796 e il 1814.

All’inizio dell’Ottocento l’unica strada selciata del borgo era il tratto interno della strada Postale Veneta di gestione governativa, vale a dire le attuali vie Italia – Serbelloni - Trieste, dal ponte sul naviglio alla cascina Carcassola. Tra il 1845 e il 1850 veniva riedificato il ponte in granito, con il sottopasso della strada alzaia, aprendo l’accesso alla futura via Italia, che assunse l’aspetto che le nuove norme dell’ornato civile imponevano a quei paesi che per storia, dislocazione topografica e conseguenti uffici e residenze di prestigio, ambivano a distinguersi dai villaggi di campagna: tra edifici di civile abitazione, il portico del mercato, botteghe, locande e osterie, un paio di case da nobile (Della Tela e Clerici), i palazzi Manzoli e Zucconi, si giungeva al nuovissimo e svettante campanile che nel 1853 completò la sontuosa chiesa parrocchiale progettata da Simone Cantoni.


BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

C.M.TARTARI, l’Ospedale Serbelloni a Gorgonzola, Roma 2009

A.PALESTRA, Strade romane nella Lombardia ambrosiana, Milano 1984

D.MUONI, Melzo e Gorgonzola e loro dintorni, Milano 1866

B.CORIO, Storia di Milano, 1503 – Torino, 1978

G,CHITTOLINI,Quasi città. Borghi e terre in area lombarda nel tardo medioevo, in Storia e Società, XIII, n.47, 1999

E.PINI, Il testamento Aquania, in Tutti gli uomini del Cardinale, Pozzuolo Martesana 2004

G.PEREGO, Gorgonzola. Tre secoli della nostra storia, ivi 2002


 
 
 

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